Continuiamo a ripercorrere il commentario di H.E Tsenshap Serkong Rinpoche II all’VIII° capitolo del Bodhisattvacharyavatara. Nell’incontro del 9 Aprile scorso, Rinpoche ha iniziato con un breve riassunto del significato del capitolo stesso.
…Quando esaminiamo in particolare questo capitolo, che è in relazione anche con i capitoli precedenti, vediamo che Shantideva parla dell’assorbimento meditativo, della concentrazione della mente.
Lo scopo principale è di aiutarci a creare un ambiente mentale più rilassato e spazioso. E anche in riferimento alle energie sottili, ai venti e agli elementi del nostro corpo, lo scopo della pratica della concentrazione meditativa è di aiutarci a bilanciare queste energie, questi elementi.
Quando cerchiamo di focalizzare la nostra mente, in particolare in relazione alla pratica del Calmo Dimorare, Samatha, ci troviamo, generalmente, ad affrontare due difetti: un difetto che potremmo chiamare “torpore”, e il difetto dell’ eccitazione. Entrambi hanno l’effetto di allontanare la mente da quello che potremmo definire uno “stato naturale”, portandola (la nostra mente) ad agire in modo distratto.
La causa principale di questo problema è l’attaccamento. Quindi, quanto più riusciamo a trattenere la nostra mente, tanto meno verrà distratta o allontanata da quella che è essenzialmente la natura della mente. Shantideva nel suo testo, il Bodhisattvacharyavatara, un po’ nel capitolo sette, ma anche nel capitolo otto, ci fornisce gli antidoti all’attaccamento.
Questo attaccamento è incluso nei tre veleni, ma l’attaccamento è, in un certo senso, quello principale. Infatti, ciò di cui stiamo parlando, gli antidoti di cui stiamo parlando qui, non sono antidoti rivolti direttamente contro la rabbia, sono piuttosto antidoti che vengono applicati per ridurre il nostro attaccamento.
In merito all’attaccamento possiamo dire che vi sono due tipologie, due modi di pensare legati all’attaccamento.
La prima tipologia consiste nel vedere le cose come piacevoli e attraenti. Vale a dire: sagerando ogni possibile qualità positiva, ci attacchiamo fortemente alla base del nostro attaccamento per via di questa esagerazione.
Il punto a cui siamo giunti ora, invece, parla dell’attaccamento che si fa sorgere, che si sviluppa, nei confronti degli oggetti che, malgrado siano oggetti impuri, oggetti, addirittura, (come è detto nel testo tibetano) immondi, sporchi, li si percepisce come puri, puliti. E per questo diventano una base valida su cui generare attaccamento.
Ricordiamo che queste trascrizioni sono fatte da studenti e non sono revisionate dal Maestro
